lunedì 25 ottobre 2010

Lavoro

Caro Amico, come mi sta andando?
Se le avessi scritto sabato le avrei riferito: benino. Oggi è un: ''non bene''.
Insomma: faccio una fatica paurosa.
Competere, per quanto possibile, con dei ventenni -l'età MEDIA dei miei compagni di corso è di 22 anni- è estenuante. Non ho la loro intuizione né la loro velocità ed immediatezza e, purtroppo, dovendo lavorare il doppio di loro mi stanco come non mai.
In poco più di una settimana -il corso va dalle 0900 alle 1700 (ma io rimango fino alle 1830 per affiancare gli operativi oppure rimango in aula ad esercitarmi con il gestionale aziendale)- , credo collassare se non già girando la chiave nella toppa, sicuramente facendo pipì.... (tempo 10 secondi in più, insomma).
Ho visto poco anche il ''mio tesoro'' senza peraltro, in quelle rare occasioni, nemmeno riuscire ad assolvere ai miei piaceri/doveri coniugali: terribile! Lei mi guarda, io mi rilasso e, mentre si spoglia, ho la bolla al naso tipo marmotta alle soglie dell'autunno e gli occhi che si chiudono spezzando gli stuzzicadenti posti in loco per fingere un tentativo di veglia....
Ma se fino ad oggi i sacrifici richiesti, soprattutto alla pazienza della mia tenera compagna, contenevano in nuce lo spiraglio della temporaneità e di un'alta probabilità di successo nell'essere assunto, questo pomeriggio si sono vanificati: la società non assume che il 20% dei corsisti, pari a 4 persone.
E se con la mia tenacia potrei sopravvalere ad una mezza dozzina di ragazzi/e, certo non a 15! Considerando, ovvio, questo tipo di lavoro che richiede velocità di esecuzione, memoria delle procedure (e sono tante) ed un po' di fantasia (della quale sono del tutto sprovvisto, come ben sa).
Capisco sempre più chiaramente il mercato del lavoro per un uomo di mezza età, che si basa sulla ricerca di una esperienza in grado di tamponare il giovane cervello -magari più distratto ma certo più attivo- del ventenne. Ma in questa sede non ho certo esperienza, e non ne è richiesta.
Comincio a percepire l'insoddisfazione che mi spinge a sollecitare le agenzie interinali verso nuovi colloqui; e mi spaventa 'sta cosa poiché non ho alcun know how sul quale far leva. Mi sento messo ai margini della società lavorativa poiché non sono stato in grado di mantenere la costanza di un passo. O sono troppo vecchio o costo troppo o sono troppo lento o troppo poco smart.
La cosa che mi fa più male? Che se io mi sento abbattuto posso immaginare un ragazzo che si affacci sul mercato del lavoro ora.
Che le notizie della Confantigianato di questi giorni circa le decine di migliaia di posti vacanti in quel settore hanno un errore di fondo che ho vissuto io stesso sulla mia pelle, e lei lo sa bene: non assumono neanche in prova senza pregressa esperienza e, se lo fanno, si insinua quel concetto solo italiano del ''SE ti pago ti faccio la carità in nero poiché mi devi essere grato di farti lavorare -anche gratis-. Forse tra qualche anno...''''. Ma questo ''tra qualche anno'' implica solo che alla prima richiesta -e forse nemmeno quella, giusto per dare una ''colpa'' ad un gesto- vieni sostituito da un altro disperato come te che lavorerà in nero per qualche mese sino a che, usato e sfruttato, verrà sostituito da un altro.

Mi sento un po' stupido a scrivere questo ma, purtroppo, è l'annacquata percezione che ho in questo momento.
So che, per fortuna, tende verso una sola direzione -dettata dal mio sconforto- e, quindi, non è rappresentativo della totalità. Ma purtroppo è ciò che vivo da sei mesi di ricerca lavoro: e non certo di un lavoro qualificato, ma uno -dignitoso per fortuna- che però paga 6 euro/ora al netto di tasse.

Ed ho in testa una situazione: la donna delle pulizie che pago un paio d'ore la settimana per stirarmi le camicie e fare un minimo di assestamenti casalinghi che si lamenta dei 10 euro in nero all'ora. E non vi sono ragioni del farle firmare un contratto che subito mi molla.

Continuo a vedere il positivo di tutto questo, una scoperta delle mie -seppur ridotte- doti da quarantenne: la costanza, la serietà, la solidità, la calma (E' vero: sono la persona più tranquilla di tutti in questo corso e, per ciò, quella a cui i ragazzi fanno riferimento appena vanno in panico. Continua la gratificazione personale nel campo sociale e relazionale).
E questo mi riaffranca un poco. Ma mi rendo sempre più conto di quanto la mia vita dipenda in modo predominante da me e dalla mia indole. Che il mio tenero Amore, donna stupenda, potrà supportarmi nel modo più dolce ma io, senza me, non sarò mai in grado di apprezzarlo abbastanza.

Vale!